sabato 15 dicembre 2012

David Grossman Caduto fuori dal tempo






«E’ difficile rimanere umani in una situazione tanto disumana», dichiara David Grossman a Paola Zanuttini, inviata del Venerdì di Repubblica.
E per cercare quell’umanità che non c’è più o che forse non c’è mai stata lo scrittore israeliano si è rifugiato nella poesia, perché – come sostiene la moglie – è la forma scritta che più si avvicina al silenzio. Nel libro, che si intitola “Caduto fuori dal tempo”, l’autore israeliano affronta il delicato tema della morte di un figlio. Un libro autobiografico, dunque, considerando che Grossman ha perso il figlio Uri nel 2006, durante la guerra israelo – libanese.
“In caduto fuori dal tempo” tutto comincia con un’immagine, un gesto, un movimento di misteriosa, evocativa potenza: un uomo si alza all’improvviso da tavola, prende commiato dalla moglie ed esce per andare “laggiù”. Ha perso un figlio, anni prima e “laggiù” è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Non sa dove sta andando, e soprattutto non sa cosa troverà. Lascia che siano le gambe a condurlo, per giorni e notti gira intorno alla sua città e a poco a poco si unisce a lui una variegata serie di personaggi che vivono lo stesso dramma e lo stesso dolore: il Duca signore di quelle terre, una riparatrice di reti da pesca, una levatrice, un ciabattino, un anziano insegnante che risolve problemi di matematica sui muri delle case. E l’uomo a cui è stato affidato l’incarico di scrivere le cronache cittadine. Ciascuno ha la propria storia, chi ha perso il figlio per una grave malattia, chi in un incidente, chi in guerra. Insieme a loro idealmente, visto che non può muoversi dalla sua stanza, c’è anche una strana figura di Centauro, con la parte inferiore del corpo che nel tempo si è trasformata in scrivania. È uno scrittore che da quindici anni vive circondato dagli oggetti del figlio che non c’è più, e il cui unico desiderio da allora è catturare quella morte con le parole. “Non riesco a capire qualcosa finché non la scrivo” dice. È lui a ispirare e a inglobare la storia che stiamo leggendo.
La marcia di quei genitori prosegue in giri sempre più ampi intorno alla città, monologando o dialogando ognuno di essi parla di sé, del desiderio di rivedere almeno una volta il proprio figlio, della vita che si è interrotta in quel tragico momento. E ognuno ha una sua voce, che Grossman in modo sublime trasforma nella voce della poesia, la lingua del dolore. Arriveranno “laggiù”? Sì, ci arriveranno, fusi a quel punto in un coro di pura e profonda umanità. E noi con loro, in pagine di sconvolgente intensità e verità. Per capire, insieme a Centauro, che il cammino di questi uomini e donne esiliati nella terra del dolore è stato una “lotta contro la distruzione, la cancellazione, l’oblio”, il bisogno di dare un paesaggio a quella terra, la volontà di sottrarre la memoria alla tenebra per riconsegnarla alla vita.
L’AUTORE
David Grossman è nato nel 1954 a Gerusalemme, dove vive. Ha cominciato la sua carriera come giornalista in una radio israeliana, ed è diventato un caso letterario internazionale nel 1988 grazie al successo di "Vedi alla voce: amore". È autore di romanzi ormai famosi: Il libro della grammatica interiore (1992), Ci sono bambini a zigzag (1996), Che tu sia per me il coltello (1999), Qualcuno con cui correre (2001), Col corpo capisco (2003) e A un cerbiatto somiglia il mio amore (2008).
Ma David Grossman è anche autore noto e amato di libri per bambini e per ragazzi, fra cui ricordiamo la serie dedicata a Itamar, Il duello, Buonanotte giraffa e i più recenti La lingua speciale di Uri e Ruti vuole dormire. Del suo pubblico impegno a favore del processo di pace in Medio Oriente (per cui collabora regolarmente a testate come “la Repubblica”, “The Guardian” e “The New York Times”) sono infine testimonianza i saggi- inchiesta Il vento giallo (1988), Un popolo invisibile (1993) e le raccolte di articoli La guerra che non si può vincere (2003) e Con gli occhi del nemico (2007).















lunedì 3 dicembre 2012


 
 
Ecco le foto vincitrici del concorso sul tema della dignità
 
 
 
 
La prima classificata è “TALE E QUALE!” di Franz Bias: un clochard
davanti a una vetrina in cui campeggia lo slogan “Life is now”.
La vita è adesso anche per chi dorme sul marciapiede. Paradosso tra
l’avanzare della tecnologia e della povertà: la vita non è una banda larga
 ma è nella persona che si copre con uno straccio.
 
 
 
 
La seconda classificata è “MELODIA ALLEGRA” di Alessandro Gambarini:
 un bambino suona allegramente la fisarmonica davanti a un piattino per le offerte;
 la scena è rappresentazione dell’infanzia negata e della negazione dei diritti
 dei bambini, primo fra tutti il diritto al gioco.
 
 
 
 
La terza classificata è “FUTURO DI UNA SCATOLA” di Marco Tabaro:
un bambino ride di gusto seduto dentro una scatola di cartone.
Emblema del futuro incerto di un’infanzia a rischio. 
 
 
 
 
Per coinvolgere maggiormente il pubblico, abbiamo voluto dare ai nostri
 numerosi visitatori la possibilità di votare lo scatto preferito.
 Il premio del pubblico è andato alla foto “FAME” di Mirko Panzeri:
la pena infinita di un clochard chino su un cestino della spazzatura.
 Questa foto ha anche ricevuto una segnalazione speciale dalla giuria.
 
Soddisfatti ed entusiasti di questa esperienza, speriamo che tutte le foto possano
ancora dare testimonianza e voce silenziosa a una campagna importante
di Amnesty International che vuole portare l’attenzione sulla
 centralità della dignità umana.
 
 
 
 
 
 

domenica 2 dicembre 2012

Banco del Mutuo Soccorso

" 750.000 anni fa l'amore "

http://www.youtube.com/watch?v=l9WuhyigROw

Già l'acqua inghiotte il sole
ti danza il seno mentre corri a valle
con il tuo branco ai pozzi
le labbra secche vieni a dissetare
Corpo steso dai larghi fianchi
nell'ombra sto, sto qui a vederti
possederti, si possederti... possederti...

Ed io tengo il respiro
se mi vedessi fuggiresti via
e pianto l'unghie in terra
l'argilla rossa mi nasconde il viso
ma vorrei per un momento stringerti a me
qui sul mio petto
ma non posso fuggiresti fuggiresti via da me
io non posso possederti possederti
io non posso fuggiresti
possederti io non posso...
Anche per una volta sola.

Se fossi mia davvero
di gocce d'acqua vestirei il tuo seno
poi sotto i piedi tuoi
veli di vento e foglie stenderei
Corpo chiaro dai larghi fianchi
ti porterei nei verdi campi e danzerei
sotto la luna danzerei con te.

Lo so la mente vuole
ma il labbro inerte non sa dire niente
si è fatto scuro il cielo
già ti allontani resta ancora a bere
mia davvero ah fosse vero
ma chi son io uno scimmione
senza ragione senza ragione senza ragione
uno scimmione fuggiresti fuggiresti
uno scimmione uno scimmione senza ragione
tu fuggiresti, tu fuggiresti...

venerdì 30 novembre 2012

Francesco Guccini

                                     Dall'album l'ultima Thule " Su in collina"

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ex6Z5F4YY4o


Pedro, Cassio ed anche me, quella mattina
Sotto una neve che imbiancava tutto
Dovevamo incontrare su in collina
L'altro compagno, Figl' del Biondo, il Brutto

Il vento era ghiacciato e per la schiena
Sentivamo un gran gelo da tremare
C'era un freddo compagni su in collina
Che non riuscivi neanche a respirare

Andavamo via piano. "E te cammina!"
Perché veloci non si poteva andare
Ma in mano tenevam la carabina
Ci fossero dei Crucchi a cui sparare

Era della brigata Il Brutto su in collina
Ad un incrocio forse c'era già
E insieme all'altra stampa clandestina
Doveva consegnarci "l'Unità"

Ma Pedro si è fermato e stralunato
Gridò "Compagni mi si gela il cuore.
Legato a tutto quel filo spinato
Guardate là che c'è il Brutto, è la che muore"

Non capimmo più niente e di volata
Tutti corremmo su per la stradina
Là c'era il Brutto tutto sfigurato
Dai pugni e i calci di quegl'assassini

Era scalzo, né giacca né camicia
Lungo un filo alla vita e tra le mani
Teneva un'asse di legno con la scritta
"Questa è la fine di tutti i partigiani"

Dopo avere maledetto e avere pianto
L'abbiamo tolto dal filo spinato
Sotto la neve, compagni, abbiam giurato,
Che avrebbero pagato tutto quanto.

L'abbiam sepolto là sulla collina
E sulla fossa ci ho messo un bastone
Cassio ha sparato con la carabina
Un saluto da tutto il battaglione

Col cuore stretto siam tornati indietro
Sotto la neve andando, piano piano
Piano sul ghiaccio che sembrava vetro
Piano tenendo stretta l'asse in mano

Quando siamo arrivati su al comando
Ci hanno chiesto: "La stampa clandestina!"
Cassio mostra il cartello in una mano
E Pedro indica un punto su in collina

Il cartello passò di mano in mano
Sotto la neve che cadeva fina
In gran silenzio ogni partigiano
Guardava quel bastone su in collina

sabato 17 novembre 2012

Coraggio



"Lunedì sera partiamo per Roma, in nave: io, mia moglie e due assistenti. Mercoledì mattina, alle 9.30, ci piazziamo davanti al Ministero dell’Economia, in via XX Settembre. Aspetto che i ministri mi ricevano e mi diano notizie sugli stanziamenti. Se la situazione non si sblocca, alle 16 non ricarico più le batterie degli strumenti che mi tengono in vita. L’avevo promesso e lo faccio. Noi sardi abbiamo una parola sola”.

Salvatore Usala, malato di Sla gravissimo, inchiodato nel suo letto di Monserrato dal 2004, lo aveva promesso: “Se il 21 novembre i soldi del Governo non arrivano sono pronto a morire in diretta tv”. Un’azione di protesta destinata a diventare un inferno per i ministri Fornero e Balduzzi che poche settimane fa erano volati fin nella sua casa di Monserrato per cercare di trovare un accordo. Anche in quel caso, però, nessun risultato. “Non ce ne facciamo niente della loro elemosina, quei 200 milioni per i malati non autosufficienti che ci hanno proposto sono una vergogna, un insulto”.

A casa Usala, intanto, i preparativi per la trasferta romana sono quasi conclusi. Chiesti i permessi in Questura, acquistati i biglietti del traghetto Cagliari-Civitavecchia, preparate le borse con tutte le apparecchiature, pronto il pulmino che porterà i quattro in continente. “Questo viaggio per noi è un sacrificio- commenta Giuseppina, instancabile compagna di Salvatore- Oltre alle spese di diverse migliaia di euro che dobbiamo sostenere di tasca nostra, c’è la fatica e il dolore di Tore costretto a spostamenti così complicati. Non è facile viaggiare in queste condizioni: devo portare i ventilatori, gli aspiratori, i sondini, le pappe, le medicine, l’apparecchio per la pressione. Ci costringono a questo ennesimo gesto di protesta, evidentemente non hanno capito che non stavamo scherzando”.

Intanto sabato pomeriggio è arrivata anche la risposta del ministro della saluta Balduzzi: "Spero prevalga la ragionevolezza, perché gli impegni del governo sono stati mantenuti. Abbiamo confermato lo stanziamento dei fondi delle non autosufficienze inclusa la Sla. Il rifinanziamento del fondo per le politiche sociali e i fondi per le patologie neuro degenerative nel riparto destinato alla sanità ci sono". Balduzzi ha aggiunto che "l'ordinamento sta facendo il massimo sforzo nei confronti di queste persone e della loro lotta, si può fare di più ma in questa situazione è già stato fatto moltissimo".

L'ultima volta di Francesco Guccini

http://www.youtube.com/watch?v=L2Hn_mAeUps&feature=player_embedded




Quando è stata quell'ultima volta
che ti han preso quei sandali nuovi
al mercato coi calzoni corti
e speranza d'estate alla porta
ed un sogno che più non ritrovi
e quei sandali duravan tre mesi poi distrutti in rincorse e cammino
quando è stata quell'ultima volta
che han calzato il tuo piede bambino
lungo i valichi dell'Appennino.
Quando è stata quell'ultima volta
che ti ho vista e poi forse baciata
dimmi adesso ragazza d'allora
quando e dove te ne sei andata
perchè e quando ti ho dimenticata.
Ti sembrava durasse per sempre
quell'amore assoluto e violento
quando è stato che finito il niente
perchè è stato che tutto si è spento
non ha visto nemmeno settembre.
Quando è stata quell'ultima volta
che hai sentito tua madre cantare
quando in casa leggendo il giornale
hai veduto tuo padre fumare
mentre tu ritornavi a studiare
in quei giorni ormai troppo lontani
era tutto presente e il futuro
un qualcosa lasciato al domani
un'attesa di sogno e di oscuro
un qualcosa di incerto e insicuro.
Sarà quando quell'ultima volta
che la vedi e la senti parlare
quando il giorno dell'ultima volta
che vedrai il sole nell'albeggiare
e la pioggia ed il vento soffiare
ed il ritmo del tuo respirare
che pian piano si ferma e scompare.

mercoledì 10 ottobre 2012

Una canzone Francesco Guccini

La canzone è una penna e un foglio
così fragili fra queste dita,
è quel che non è, è l'erba voglio
ma può essere complessa come la vita.
La canzone è una vaga farfalla
che vola via nell'aria leggera,
una macchia azzurra, una rosa gialla,
un respiro di vento la sera,
una lucciola accesa in un prato,
un sospiro fatto di niente
ma qualche volta se ti ha afferrato
ti rimane per sempre in mente
e la scrive gente quasi normale
ma con l'anima come un bambino
che ogni tanto si mette le ali
e con le parole gioca a rimpiattino.

La canzone è una stella filante
che qualche volta diventa cometa
una meteora di fuoco bruciante
però impalpabile come la seta.
La canzone può aprirti il cuore
con la ragione o col sentimento
fatta di pane, vino, sudore
lunga una vita, lunga un momento.
Si può cantare a voce sguaiata
quando sei in branco, per allegria
o la sussurri appena accennata
se ti circonda la malinconia
e ti ricorda quel canto muto
la donna che ha fatto innamorare
le vite che tu non hai vissuto
e quella che tu vuoi dimenticare.

La canzone è una scatola magica
spesso riempita di cose futili
ma se la intessi d'ironia tragica
ti spazza via i ritornelli inutili;
è un manifesto che puoi riempire
con cose e facce da raccontare
esili vite da rivestire
e storie minime da ripagare
fatta con sette note essenziali
e quattro accordi cuciti in croce
sopra chitarre più che normali
ed una voce che non è voce
ma con carambola lessicale
può essere un prisma di rifrazione
cristallo e pietra filosofale
svettante in aria come un falcone.

Perché può nascere da un male oscuro
che è difficile diagnosticare
fra il passato appesa e il futuro,
lì presente e pronta a scappare
e la canzone diventa un sasso
lama, martello, una polveriera
che a volte morde e colpisce basso
e a volte sventola come bandiera.
La urli allora un giorno di rabbia
la getti in faccia a chi non ti piace
un grimaldello che apre ogni gabbia
pronta ad irridere chi canta e tace.
Però alla fine è fatta di fumo
veste la stoffa delle illusioni,
nebbie, ricordi, pena, profumo:
son tutto questo le mie canzoni

http://www.youtube.com/watch?v=ryfzcAZKWAk&feature=related

martedì 24 luglio 2012

Alda Merini

 
 
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.
 
 
 

Pablo Neruda

lunedì 23 luglio 2012

Vedi, cara

http://www.youtube.com/watch?v=rUAixFKAHew


" Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile parlare dei fantasmi di una mente.

Vedi cara, tutto quel che posso dire è che cambio un po' ogni giorno e che sono differente.
Vedi cara, certe volte sono in cielo come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.
Vedi cara, certe crisi son soltanto segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
Vedi cara, certi giorni sono un anno, certe frasi sono un niente che non serve più sentire.
Vedi cara, le stagioni ed i sorrisi son denari che van spesi con dovuta proprietà.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Non capisci quando cerco in una sera un mistero d'atmosfera che è difficile afferrare.
Quando rido senza muovere il mio viso, quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare.
Quando sogno dietro a frasi di canzoni, dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Non rimpiango tutto quello che mi hai dato, che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora.
Anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perché questo tempo dura ancora.
Non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Tu sei molto anche non sei abbastanza e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi.
Tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco, tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi.
Io cerco ancora, e così non spaventarti quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua.
Sii contenta della parte che tu hai, ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa.
Cerca dentro per capir quello che sento, per sentir che ciò che cerco non è il nuovo, libertà!
Vedi cara è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già."

domenica 15 luglio 2012

resistenza

Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.

A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L’epigrafe afferma:

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

domenica 8 luglio 2012

Il negativo dell’amore


Maria Paola Colombo è una giovane scrittrice esordiente, capace di una grande incisività che ci regala un romanzo d’esordio davvero eccezionale dal titolo “Il negativo dell’amore”.

Maria Paola Colombo affronta in questo romanzo il tema della diversità in un modo davvero candido, puro e semplice, un modo che arriva diretto al cuore del lettore e che ci fa comprendere che la diversità è e rimane sempre tale, che rimane un limite, una linea di confine impossibile da sorpassare, ma che dopotutto c’è sempre un modo per andare al di là di quella diversità e vivere una vita che possa davvero dirsi tale con emozioni intense e profonde, paura, inquietudini, amore e felicità. Un romanzo insomma davvero perfetto in cui sembrano essere presenti tutti gli elementi indispensabili per parlare di un capolavoro, un romanzo d’esordio che vale davvero la pena di leggere, una giovane scrittrice davvero promettente che vale la pena di seguire da vicino.

Sua madre si è suicidata nel fiume e aveva cercato di portarla con sé ma Cica è riuscita a sopravvivere. Certo, l’acqua è ormai una sua nemica, una sostanza di cui avere paura, anzi terrore, una sostanza che non può far altro che ricordarle la morte quando invece per tutti è un segno di vita e di rinascita. Cica è una bambina piuttosto solitaria che cresce in compagnia dei libri e di un cane lupo senza avere grandi rapporti con i suoi compagni alla colonia che anzi non si lasciano mai sfuggire l’occasione per deriderla.
Walker è un bambino down nato in una famiglia pugliese. Ha due fratelli e ogni anno il suo compleanno viene festeggiato con una festa meravigliosa sul prato. Ama i ranger dei telefilm, i cavalli e trascorrere il tempo con suo nonno.
Cica e Walker crescono e diventano due adolescenti che, come ogni adolescente che si rispetti, stanno cercando il senso delle loro vite, la strada da intraprendere, il loro posto nel mondo. Cica e Walker non si conoscono eppure sono due anime affini, c’è qualcosa in loro di leggero e candido ma anche di audace e coraggioso, due anime che scorrono lontano dal mondo e da quella che viene comunemente definita normalità e che cercano di scovare il loro privato senso.
Cica e Walker sono destinati ad incontrarsi, un’esplosione più che un incontro, uno di quei rari momenti nella vita in cui tutto appare chiaro, un momento da assaporare in modo intenso perché poi, lo sappiamo bene, è destinato ad allontanarsi e disperdersi.

domenica 1 luglio 2012

Poesia!

L'acrobata
Michele Zarrillo

http://www.youtube.com/watch?v=4AtW4-Z6Pvk


C'è un mare in silenzio quassù e rete non ho
ma cresce il tamburo nel blu e mi lancerò
e fermano il fiato per mè ma li stupirò
nel cerchio che poi nel vuoto farò.
Le case la gente le vie lontane laggiù
gli errori degli uomini qui non contano più
la soglia del male che è in noi io supererò
e fino in platea ti raggiungerò.
Amore
che devo inventare
io come i poeti e gli uccelli qui a terra
equilibrio non ho
ma il cuore mi spinge a rischiare
e su questo filo attaccato alla luna ogni
sera vivrò
morendo davanti ai tuoi occhi e al tuo seno
mi libererò
nel volo che so.
Accarezzo il tuo grano e poi su
nell'immensità
qualunque promessa sarà più vera da qua
per lunghi secondi finché dimenticherò
che un uomo quassù restare non può.
Amore
che devo inventare
io come i bambini e gli acrobati a terra un
mio senno non ho
ma il cuore mi spinge a rischiare
e su questo trapezio che passa ogni sera e
non torna mai più
e che tenerezza afferrarti le mani, portarti
nel blu
e non scendere più...
Perdonami questa bugia più grande di noi
ma come vorrei
portarti lassù
non scendere più...non scendere più.

sabato 16 giugno 2012

Meravigliosa natura!
















Era il 16 giugno 1976, diecimila bambini e adolescenti di Soweto decisero di scendere in piazza per protestare pacificamente contro la scarsa qualità della loro istruzione e contro l’Apartheid.?Negli scontri che seguirono per
giorni la polizia aprì il fuoco, uccidendo centinaia di minori. La fotografia del corpo inerte del tredicenne Pieterson divenne simbolo della violenza perpetrata dalla polizia.

Per questo ogni anno dal 1991 l’Unione Africana ha deciso di celebrare la Giornata del Bambino Africano. Questa decisione è nata al fine di richiamare l’attenzione di tutti sulle difficili condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi,

che rappresentano la maggior parte della popolazione del continente nero, e per sensibilizzare le persone sul continuo bisogno di progressi nel campo dell’educazione.

Quest anno non sarà da meno. Il tema scelto, dalla Commissione Africana di esperti dei Diritti e del Benessere del Bambino, per le celebrazioni del 2012 è “I diritti dei bambini con disabilità. Il dovere di proteggere, rispettare, promuovere e realizzare”. Forte la volontà di richiamare l’attenzione su una categoria ancora troppo vulnerabile e

messa da parte in Africa, sia da parte della comunità che dei governi: i minori diversamente abili.

In Kenya l’evento nazionale si terrà a Nairobi, nel distretto di Kasarani, presso la Tree Side Special School.

Alla presenza del ministro Hon. Dr. Naomi Shaban, migliaia di persone, soprattutto bambini, celebreranno questo anniversario, ribadendo il loro impegno e la loro speranza in un futuro che dia corpo ai loro diritti e alle loro
aspirazioni. Istituzioni scolastiche ed organizzazioni locali attive nel campo della disabilità riuniranno i propri
 beneficiari nel luogo dell’evento, per far sentire la propria voce di fronte alle autorità, al pubblico e ai media
 nazionali e internazionali.

In tutto il territorio del Kenya si svolgeranno eventi nei quali verranno messi al centro dell’attenzione i bambini, chiedendo più incisive misure e interventi sociali a loro favore.

Ai.Bi. Kenya, presente nel Paese dal 2007 occupandosi, in particolar modo, di migliorare l’educazione e le condizioni

 di vita dei bambini ospiti degli istituti, di reintegrazione familiare dei bambini di strada e di promuovere l’adozione e il diritto alla famiglia sia a livello nazionale sia internazionale, non si è certo tirata indietro.

È stata organizzata per domani una giornata piena di attività e di divertimento per i bambini dei quattro centri sostenuti dai nostri progetti. Saranno svolte diverse performance, dalla danza al canto fino al teatro, preparate con cura e da tempo dai ragazzi degli istituti. Tutti sono impegnati e coinvolti nella buona riuscita di questo evento, per poter festeggiare ed onorare come si deve la Giornata Internazionale del Bambino Africano. Con la speranza che questa giornata inizi a

 essere onorata non più solo il 16 giugno ma tutti i giorni dell’anno.

La situazione in Kenya:

Il 50% della popolazione del Paese vive sotto la soglia di sussistenza. Il tasso di abbandono minorile è molto elevato. La povertà, le malattie e la scarsa disponibilità di risorse costringono migliaia di famiglie ad abbandonare i propri figli. Si stima che 8.6 milioni di bambini vivano in condizioni di assoluta povertà; 2.4 milioni sono orfani e di questi il 47% lo è a causa della morte dei genitori per AIDS. In Kenya gli orfani perdono il diritto di andare a scuola, sono soggetti a discriminazione e sfruttamento per il lavoro minorile, sono esposti al rischio di traffico dei minori e turismo sessuale. Migliaia di bambini senza famiglia finiscono in istituto: strutture sovraffollate con poche risorse per garantire una nuova speranza di vita.
 

lunedì 4 giugno 2012

Una dedica

Una delle più belle canzoni di Francesco Guccini per un'amica costretta a casa ma che prestissimo si riprenderà!

http://www.youtube.com/watch?v=9Tkq01LgKNs

domenica 13 maggio 2012

Roberto Vecchioni ∻"Celia De La Serna" [HD]


Celia de la Cerna è il nome della madre del Che. Nel testo si fa riferimento alla "poderosa", il nome con cui erano stati battezzati sia il ciclomotore degli anni dell'adolescenza che la Norton 500 con cui, insieme all'amico Alberto Granado, compie nel 1951 il suo primo viaggio per il Sudamerica. "Fuser" (abbrevazione di Furibondo de la Serna) era il soprannome che si era scelto come giocatore di rugby militando nel SIC e nell'Altalaye).

TESTO:
Non scrivi più
e non ti sento più,
so quel che fai
e un po' ho paura, sai.
Son senza sole
le strade di Rosario,
fa male al cuore
avere un figlio straordinario:
a saperti là
sono orgogliosa e sola,
ma dimenticarti...
è una parola...
bambino mio,
chicco di sale,
sei sempre stato
un po' speciale,
col tuo pallone,
nero di lividi e di botte,
e quella tosse, amore,
che non passava mai la notte;
e scamiciato, davanti al fiume ore e ore,
chiudendo gli occhi,
appeso al cuore.

O madre, madre,
che infinito, immenso cielo
sarebbe il mondo
se assomigliasse a te!
Uomini e sogni
come le tue parole,
la terra e il grano
come i capelli tuoi.

Tu sei il mio canto,
la mia memoria,
non c'è nient'altro
nella mia storia;
a volte sai,
mi sembra di sentire
la "poderosa"
accesa nel cortile:
e guardo fuori:"Fuser,
Fuser è ritornato",
e guardo fuori, e c'è solo il prato.

O madre, madre,
se sapessi che dolore!
Non è quel mondo
che mi cantavi tu:
tu guarda fuori,
tu guarda fuori sempre,
e spera sempre
di non vedermi mai;
sarò quel figlio
che ami veramente,
soltanto e solo
finché non mi vedrai


.http://www.youtube.com/watch?v=K5M6OuTROP0&feature=share

sabato 5 maggio 2012

In bocca al lupo


COSA STA AD INDICARE L'AUGURIO "IN BOCCA AL LUPO"?
SI RIFERISCE AL FATTO CHE LA... MAMMA-LUPO, PER ALLONTANARE I SUOI CUCCIOLI DAI PERICOLI ESTERNI, LI PRENDE APPUNTO IN "BOCCA" PER METTERLI AL SICURO!!!
EBBENE SÌ, DIRE "IN BOCCA AL LUPO" È UNO DEGLI AUGURI PIÙ BELLI CHE SI POSSA FARE AD UNA PERSONA CUI SI VUOL BENE.
INDICA PROTEZIONE!
E' LA SPERANZA CHE TU POSSA ESSERE PROTETTO E AL SICURO DALLE MALVAGITÀ CHE TI CIRCONDANO.
QUINDI È PROPRIO DA STUPIDI DAVANTI A QUESTO AUGURIO DARE COME RISPOSTA "CREPI IL LUPO"!
E POI, COME SI POTREBBE SPERARE IN UN ESITO POSITIVO AUGURANDO LA MORTE DI UN ALTRO ESSERE VIVENTE?
PER CUI, DA ORA IN POI, QUANDO QUALCUNO VI AUGURA "IN BOCCA AL LUPO", RISPONDETE COME ME: "GRAZIE!"

giovedì 19 aprile 2012

Amo Snoopy!

Jacques Prevert

Prima colazione

Lui ha messo
Il caffè nella tazza
Lui ha messo
Il latte nel caffè
... Lui ha messo
Lo zucchero nel caffelatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffelatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
S'è acceso
Una sigaretta
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S'è alzato
S'è messo
Sulla testa il cappello
S'è messo
L'impermeabile
Perché pioveva
E se n'è andato
Sotto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi
Ed io ho preso
La mia testa fra le mani
E ho pianto.

domenica 1 aprile 2012

Poesia

Ama la vita

Ama la vita così com'è
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!

Madre Teresa di Calcutta

martedì 6 marzo 2012

Ciao, Lucio



http://www.youtube.com/watch?v=ugLx1bkKzAo
4 Marzo 1943 (Live a Festival di Sanremo, 1971) 

http://www.youtube.com/watch?v=rJlKYTSuFgU

L'Anno Che Verrà (1979)

Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità.


http://www.youtube.com/watch?v=JDNGvuXBAaY
Disperato Erotico Stomp

martedì 21 febbraio 2012

Magnifica canzone!

Sono solo parole
Avere l'impressione di restare sempre al
Punto di partenza
E chiudere la porta per lasciare il mondo
Fuori dalla stanza
Considerare che sei la ragione per cui io
Vivo
Questo è o non è
Amore
Cercare un equilibrio che svanisce ogni
Volta che parliamo
E fingersi felici di una vita che non è come
Vogliamo
E poi lasciare che la nostalgia passi da sola
E prenderti le mani e dirti ancora
Sono solo parole
Sono solo parole
Sono solo parole le nostre
Sono solo parole
Sperare che domani arrivi in fretta e che
Svanisca ogni pensiero
Lasciare che lo scorrere del tempo renda
Tutto un po' più chiaro
Perché la nostra vita in fondo non è
Nient'altro che
Un attimo eterno un attimo
Tra me e te
Sono solo parole
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Sono solo parole parole parole, parole
E ora penso che il tempo che ho passato
Con te
Ha cambiato per sempre ogni parte di me
Tu sei stanco di tutto e io non so cosa dire
Non troviamo il motivo neanche per litigare
Siamo troppo distanti distanti tra noi
Ma le sento un po' mie le paure che hai
Vorrei stringerti forte e dirti che non è
Niente
Posso solo ripeterti ancora
Sono solo parole
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Sono solo parole parole parole parole
Sono solo parole.

http://www.youtube.com/watch?v=ic8W38g5Ge8

mercoledì 8 febbraio 2012

Ivano Fossati



Il bacio sulla bocca - che tempo che fa (23/01/2012) 

Indimenticabile canzone!

 Anche Per Te

Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffé
che ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te
che poi entri in chiesa e preghi piano
e intanto pensi al mondo ormai per te così lontano.
Per te che di mattina torni a casa tua perché
per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te
per te che metti i soldi accanto a lui che dorme
e aggiungi ancora un po' d'amore a chi non sa che farne.
Anche per te vorrei morire ed io morir non so
anche per te darei qualcosa che non ho
e così, e così, e così
io resto qui
a darle i miei pensieri,
a darle quel che ieri
avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi...
al vento avrebbe detto sì.
Per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi
lo vesti e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai
per te che un errore ti è costato tanto
che tremi nel guardare un uomo e vivi di rimpianto.
Anche per te vorrei morire ed io morir non so
anche per te darei qualcosa che non ho
e così, e così, e così
io resto qui
a darle i miei pensieri,
a darle quel che ieri
avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi...
al vento avrebbe detto sì.

http://www.youtube.com/watch?v=2bcjGfp7stQ

sabato 4 febbraio 2012

Neve a Pescara

Dalla mia finestra!
E' arrivata la neve anche a Pescara, lo spettacolo è incantevole!